Prepararsi al Viaggio in India, ovvero: la storia di Daṇḍapāṇi, il "braccio armato" di Benares

Pubblicato il 26 aprile 2025 alle ore 08:25

Pūrṇabhadra era uno yakṣa, un essere divino al seguito di Kubera, il dio delle ricchezze, e viveva nella prosperità. L'unico bene che gli mancava era un figlio, perciò, su consiglio della saggia moglie, cercò rifugio in Śiva e per qualche tempo propiziò il dio con l'arte della musica, ottenendo infine il dono tanto atteso.

A partire dagli otto anni d'età, quel figlio, di nome Harikeśa, cominciò a disinteressarsi di tutto tranne che di Śiva: da solo o in compagnia, sveglio o addormentato che fosse, mangiando, bevendo o facendo qualsiasi altra cosa, egli era esclusivamente assorto in dio. Il padre cercò di dissuaderlo, di convincerlo a dedicarsi alle faccende e ai godimenti materiali, ma ottenne soltanto il suo abbandono.

Harikeśa se ne andò così dalla casa paterna e raggiunse Benares per praticarvi l'ascesi. Un giorno, gli occhi di Śiva e della sua divina sposa si posarono su di lui: immobile, scheletrico ed esangue, Harikeśa mosse a compassione Pārvatī, la quale chiese al dio di accordargli un dono. Così fu.

Compiaciuto, Śiva gli concesse di diventare Daṇḍapāṇi, il "Portatore del bastone della giustizia", il punitore dei malvagi, colui che avrebbe per sempre cacciato da Benares i peccatori e protetto i giusti (dal Kāśī-khaṇḍa dello Skanda-purāṇa).